"La Madonna in trono con Bambino" di Giovanni Buonconsiglio

tratto da Il Duomo di Montagnana di Zereich Princivalle

Madonna in trono con Bambino - di Giovanni Buonconsiglio - Duomo di Montagnana La nostra pala, più volte restaurata nelle tavole sconnesse e barbaramente ridipinte, se ha perduto la sua grazia originale, conserva notevole importanza e segna un singolare progresso nell'arte del Marescalco di condurre queste composizioni: essa infatti richiama la pala di S. Rocco (ora al Museo Civico di Vicenza) per l'aerea architettura, ma le figure ai lati del trono sono cresciute da quattro a sei come quella di Montecchio Maggiore, posteriore di oltre un decennio: in tutt'e tre l'effetto d'insieme è spiccatamente belliniano.

In questa pala del Duomo montagnanese il Buonconsiglio, come già in quella del Museo vicentino, raggiunge un'assoluta pienezza d'espressione ottenuta anche dal formato slanciato del dipinto e dal coincidere del volto solenne della Vergine col punto d'incrocio delle diagonali.

L'architettura è stupenda: nel tempio, col quale comunica per mezzo di un'arcata in ombra, s'apre la ricca cappella absidata, con la volta sferica, decorata in mosaico d'oro, i cui pennacchi si salncinao in alto sulla trabeazione, fortemente aggettante con effetti chiaroscurali, di quattro paia di colonne scanalate corinzio-romane.

Il marmo carrarese, il bardiglio ed il broccatello associano la propria lucentezza con le note calde del mosaico, che contribuiscono a rendere l'aria più densa e più suggestive le tinte nella dolcezza dei mezzi toni. Sopra uno zoccolo ottagonale di marmo si erge il trono di Maria, disegnato con la ingegnosa facilità di un architetto e il fine gusto di modellatore, che il Buonconsiglio ebbe in sommo grado.

La Vergine vestita d'un abito vermiglio, con un gran manto verde-turchino, dai larghi e fluenti getti di pieghe, foderato in cremisi pallido, e ricoperta il capo d'un velo bianco, ricamato in giallo, sostiene sulle ginocchia il Bimbo che guarda sorridente l'osservatore. La linea del drappeggio, che scende lunga e quasi retta dalla testa ai piedi di Maria, rivela una derivazione da Giovanni Bellini.

Il Bimbo è un vero modellino di grazia, benchè sia difettoso lo scorcio della sua gambetta sinistra. Il chiasmo fra le mani della Madonna e le braccia e le gambe del Bambino è perfetto, come nelle Madonne di Cima da Conegliano, con certune delle quali vi è analogia anche nell'andamento ritmico del velo, che avvolge il capo di maria in una morbida zona di penombra che lambisce l'ovale del volto perfetto.

Da notare la ricerca del vivace paricolare naturalistico dell'uccelletto, che solleva sicuro il capino sulla mano della Madre, come il cagnolino che anima il basamento del piedistallo su cui poggia S. Caterina, nella sua pala dello stesso autore. Qui raccivano la base poligonale del trono due deliziosi angioletti musicanti, senza ali; quello a sinistra, bruno, con la faccia in ombra e pensieroso accentua la chiarità delle carni e la limpidezza interiore dell'altro.

Alle grandi arcate del tempio marmoreo corrispondono le solenni figure dei santi, posti ai lati del trono, che spiccano per la loro evidenza plastica nel naturale accordo delle anime e delle forme; specialmente, a destra, S. Sebastiano dalle grandi spalle quadrate ed il togato S. Paolo, piantati sul pavimento come tronchi che vi abbiano radice. Dietro ad essi un vescovo grossolano, S. Prosdocimo, dal faccione largo e rugoso soprappensiero, si squadra realistico ed individuale.

Meno omogeneo è il gruppo di sinistra, nel quale S. Pietro, dagli occhi azzurri, in atteggiamento calmo e declamatorio, non concorda con la mossa impacciata del Battista, nè con la testa quanto mai espressiva, benchè oscurata dalla mezz'ombra e dal tempo, del vecchio Dottore della Chiesa S. Girolamo, che richiama quella perfettamente identica della pala che proviene dalla chiesa dell'isola di S. Secondo, presso Venezia, e che ora si trova nella cheisa di S. Spirito sempre in Venezia, pala posteriore a questa di Montagnana, contrariamente a quanto sostengono Crowe e Cavalcaselle.

I due gruppi si santi si dispongono a destra e a sinistra del trono con rara libertà di equilibrio. Il rapporto tra le figure e l'architettura poi è perfetto: infatti alla moltiplicità delle colonne, disposte su vari piani, ed il pittoricismo delle forme architettoniche, accresciuto dal pulvino, che si inserisce fra i capitelli compositi e l'imposta dell'arco, rende mosso il passaggio.

In complesso, questa pala è una delle opere migliori del Marescalco, e mi pare che non sfigurerebbe molto accanto a composizioni simili di Alvise Vivarini, di Giambellino e di Antonello.