Don Marco Busin

di Angelo Corradin

Don Marco Busin Nato a Zanè (provincia di Vicenza, ma diocesi di Padova) il 15 agosto 1883. Fu ordinato sacerdote nel 1906 e mandato come cooperatore (una volta si diceva "cappellano") a Dolo, in provincia di Venezia. Frequentò per qualche tempo la facoltà di diritto, fino a quando - nel 1916 - fu inviato come vicario parrocchiale a Canove (VI) e nel 1919 vicario economo a Montagnana e poi coadiutore nella stessa parrocchia di S. Maria Assunta. Dimorava con la mamma in via Berghetta, insieme a loro la fedele domestica Amabile Zanellato di Prà di Botte.

Don Marco esplicò la sua attività in due particolari direzione: il confessionale e l'archivio arcipretale. Il suo confessionale era in fondo al Duomo, sulla destra entrando, e vi sedeva ogni giorno feriale dall'ora di apertura fin dopo l'ultima messa delle ore 9 - il sabato per tutto il pomeriggio attendendo alla confessione dei fanciulli - la domenica mattina dall'apertura del Duomo sino all'ultima messa delle 11,30 che egli celebrava. Non era un oratore. Le sue prediche erano sì studiate e coltivate, ma il tono della voce era monotono, sempre uguale.

Molto del suo tempo libero lo spese nell'archivio arcipretale che riordinò e - se si può dire - perfezionò, nel senso che compilò un indice ponderoso dei battezzati, dei matrimoni e dei morti dall'anno 1816 all'anno 1875, desumendoli dai registri di quegli anni purtroppo privi di indici. E tenne aggiornati i registri del suo tempo con una scrittura caratteristica, originale, chiara e precisa: mai una cancellazione e le notizie complete il più possibile.

Non trascurava la cura d'anime. Gli era stata assegnata una vasta zona della parrocchia. Le vie Luppia Alberi destra, Alberi, Lognolo, Saoncella, Busi, Lovara. La zona "Alberi" era, al suo tempo, la più povera, la più malfamata, eppure don Marco, con la sua bicicletta munita sul davanti di una borsa di tela nera, passava spesso di casa in casa, di via in via, di famiglia in famiglia, per portare la sua parola di bene, di conforto, di aiuto anche materiale, poiché la carità sua e della mamma erano proverbiali.

Si spense quasi improvvisamente la notte del 23 gennaio 1954. I suoi funerali ebbero luogo il 27 seguente e la salma, dal Duomo percorse - oltre porta Legnago - via Alberi, via Borgo Alberi e via Lognolo, come vollero gli abitanti di quelle vie. Egli riposa in fondo al viale d'accesso del vecchio cimitero di Santa Maria, a terra, come volle, in quell'angolo ove arde sempre un lumino e c'è sempre un fiore…