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Pubblicazioni: Montagnana di Fulvio Roiter
A cura di Ferdinando Camon
Una bellezza severa.
Venendo da Rovigo, da Verona, da Vicenza o da Padova, Montagnana appare di colpo, con la sua perfetta
chiostra di mura e di torri, come una città chiusa, serrata, forte e inaccessibile. Quando costruirono
le mura, così volevano che apparisse. Una città di potenti, separati e dominanti sul contado sparpagliato
e prostrato intorno.
Le mura, le torri e i castelli di Montagnana sono belli, di una bellezza che ha
attraversato intatta i secoli. Ma ogni bellezza ha una sua caratteristica: è dolce, o riposante, o mistica,
o imperiosa…; la bellezza con cui si presenta Montagnana, quando la scorgi di colpo davanti a te, è ostile.
Una bellezza militare e nemica.
Non so quanti e quali grandi personaggi storici vi abbiano preso possesso.
Ma quello che balza alla mia fantasia, appena arrivo qui da Padova, è Ezzelino. Forse perché Ezzelino
abitò nel castello detto anche Porta Padova, e vi costruì il mastio che porta la sua impronta.
Ma certo perché la città murata si presentava per lui come una residenza su misura, assicurandogli
dominio e sicurezza: un "nucleo duro", inespugnabile, da cui espandersi intorno.
Non fa meraviglia che ancor oggi, tra i personaggi rievocati nella parata del Palio, Ezzelino sia
il più tipico e caratterizzante.
Dall'altra parte, il Castello dei Carraresi, o Porta Legnago,
parla un linguaggio molto diverso, più colloquiale, più relazionale.Ignoro da quale parte lo abbia visto
per la prima volta il regista Castellani, quando decise di ambientarvi il suo film "Giulietta e Romeo".
Immagino da Sud, "Giulietta e Romeo" è la storia di un amore alto, separato dal popolo, incomprensibile
al popolo.
Il castello dei Carraresi a suo tempo fu pieno di vita, ma una vita nascosta, separata e inaccessibile.
Montagnana ha sui paesi intorno un richiamo diverso, più forte, più autoritario rispetto alle altre
cittadine venete, Este, Monselice, Castelfranco. Montagnana esercita un imperio. Stabilisce il ritmo
della vita. Da secoli. Il suo mercato, che ha luogo di giovedì, scandisce il passaggio delle settimane
per tutti i mercanti, e i clienti, del vasto contado, fino a Casale, fino a Castelbaldo.
Il suo Duomo
è la chiesa per eccellenza di tutta la zona. Ha avuto scuole superiori quando intorno non ce n'erano,
se non a Este e Legnago. Dunque ha formato l'intellighenzia che poi ha impostato e retto la vita
tutt'intorno. Stante anche la notevole distanza che hanno, da qui, i capoluoghi di provincia
(Padova, Vicenza, Verona, Rovigo), Montagnana esercita un ruolo di supplenza.
Questo ruolo le è
attribuito anche e soprattutto dalle bellezze estetiche delle mura, dei castelli, del Duomo, della Piazza,
dai palazzi tardo medievali, di Villa Pisani fuori Porta Padova, della chiesetta di san Francesco,
di Palazzo Lombardesco … Chi vive in un dato ambiente architettonico-urbanistico, ne è condizionato
in ogni momento e in ogni atto della vita, come una pianta è influenzata dal sole e dalla pioggia.
Non tutti i lettori saranno d'accordo con me (non subito, comunque), ma la messa nel Duomo di Montagnana
è diversa dalla messa nelle abbazie e nelle chiese parrocchiali (alcune antichissime, anteriori a Dante)
della zona, perché il Duomo è aguzzo, alto, verticale, obbedisce a un'idea distante del Dio, e
straziante del peccato. Un'idea "signorile".
Come signorile è l'impronta che ispira l'apice della
storia montagnanese. Un apice che ha sempre mantenuto la sua voce. Montagnana non è stata devastata
da una frenetica sovrapposizione di stili, com'è successo in tante città italiane. Anche perché
è piccola e chiusa. Oserei dire anzi che la voce antica, in questi ultimi anni, si è fatta più nitida.
L'istituzione del Palio fa meglio curare la fossa che circonda le mura, e chi venendo da Padova o
da Verona gira a sinistra si trova davanti una così lunga sequenza di mura da riceverne subito un'idea
di potenza. In questo libro Roiter trasmette più volte questa idea, perché scandisce la sequenza dello
spazio calando in primo piano un trattore o un contadino in bicicletta, che tagliano la visone da destra
a sinistra.
Non c'è contrasto più netto di questo tra città e contado: arcaica natura questo, storia marcata quella.
Come sempre, è la storia che esercita il richiamo, e assorbe chi le si accosta. Il fascino di Montagnana
sta qui. Ad ogni epoca, persevera e riparte. Questo libro non è perciò la chiusura di una fase, ma
celebra una continuità, una, umanamente parlando, eternità.
FULVIO ROITER
Veneto di Méolo, ma veneziano di adozione, da oltre trent'anni è protagonista nell'arte della fotografia.
Ancora giovanissimo con Ombrie, Terre de Saint François, ottiene a Parigi nel 1956 il
prestigioso premio Nadar. Seguono opere di grande impatto visivo e grafico su Brasile, Messico,
Turchia, Spagna, Tunisia, Libano che rimangono dei classici del genere.
Nel 1977 esce Essere Venezia interamente a colori; quest'opera ha costituito il più grande successo
editoriale nel settore dei libri d'immagini con 600.000 copie vendute nell'arco di dieci anni.
Qui di seguito le sue opere più recenti e rappresentative:
Ciociaria (1985), L'Albero (1986), Il Chianti classico (1987), L'Egitto (1987),
Magic Venice in Carnival (1988), Liguria (1989), Cansiglio, il bosco dei Dogi (1990),
La mia Venezia (1990), Firenze Teatro (1990), Il Cantico delle Creature (1990), Milano in Liberty (1993).
Vita e Pensiero ha pubblicato Visibilia (1992), summa che sintetizza l'intero percorso creativo di Roiter,
e Terra di Dio (1994), pellegrinaggio fotografico nella Terrasanta, con testo di Gianfranco Ravasi.
Per informazioni
Comitato Montagnana - Immagine e Cultura
email:
montagnana.immagine@libero.it
Ufficio Beni Culturali Comune di Montagnana
Tel/Fax 0429 804128
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