|
La Quarta Ecloga
Il discorso sviluppato sino ad ora sembra portarci verso quanto già sospettavamo, ossia che il
grande affresco di Montagnana alluda in qualche modo all'Annunciazione, cui la cappella era intitolata,
centrando l'attenzione su due aspetti: il congiungimento del Cielo con la terra, di Dio con l'Uomo
operatosi in Maria, e la promessa di un'epoca nuova che da questa unione è destinata a prendere origine.
Chi ha almeno qualche ricordo scolastico, rammenterà che Dante, quale compagno del suo periglioso viaggio
in due dei tre regni dell'Oltretomba, volle con sé non un profeta dell'Antico Testamento o un santo, ma il
pagano Virgilio, del quale Stazio, nel Purgatorio, disse:
Facesti come quei che va di notte,
che porta il lume dietro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte,
quando dicesti: 'Secol si rinova;
torna giustizia e primo tempo umano,
e progenie scende da ciel nova'.
Virgilio avrebbe dunque inconsciamente profetizzato l'avvento di Cristo, senza comprendere
egli stesso la portata delle sue parole, proprio come l'uomo che reca la lampada non vede il suo
cammino, ma lo rischiara a chi lo segue. Tale interpretazione fu autorevolmente sostenuta,
nel IV secolo d. C. da Lattanzio, che identificò il nuovo rampollo disceso dal cielo proprio
nel Cristo, dall'Imperatore Costantino e da Sant'Agostino.
Naturalmente, è improbabile che
Virgilio fosse un profeta, anche se indubbiamente raccolse quel bisogno e presentimento di un
imminente mutamento del mondo che, non solo in ambiente ebraico, serpeggiava negli anni che
precedettero la nascita di Gesù. Il punto comunque non è questo: il fatto certo è che la cultura
medioevale e rinascimentale ben volentieri collocava Virgilio tra i misteriosi "profeti dei pagani",
assieme alle Sibille che accompagnano David dal Dies Irae al Giudizio Universale di Michelangelo.
Con Virgilio alludiamo però soprattutto alla famosa IV egloga, in cui il poeta romano canta
la nascita di un fanciullo sotto il quale il mondo potrà finalmente trovare la sua armonia.
Ispirato alla letteratura oracolare sibillina, che parlava dell'arrivo di un nuovo "annus magnus"
che sarebbe durato migliaia di anni, al termine del quale il mondo sarebbe finito in un incendio
cosmico (palingenesi universale), si ricollegava al famoso mito delle 4 età: (dell'oro, dell'argento,
del bronzo, del ferro), che compongono appunto l'annus magnus, concluso il quale l'Universo
rinascerà dalle sue ceneri. Il mito si collega alla antichissima concezione dell'eterno ritorno,
secondo cui, a scadenze regolari, ciò che è avvenuto tornerà ad accadere. Cicerone, nel Somnium Scipionis,
lo fa durare 11.000 - 12.000 anni.
I passi che, a mio avviso, potrebbero apparire meritevoli di attenzione sono i seguenti:
E' arrivata l'ultima età della predizione cumana,
ricomincia da capo una lunga serie di secoli;
ecco anche la Vergine torna, torna il regno saturnio,
ecco una nuova stirpe discende dall'alto dei cieli.
Tu il bambino che adesso nasce - e per la prima volta
vedrà cessare la razza del ferro e ovunque spuntare quella
dell'oro - proteggilo, casta Lucina; ormai chi regna è il tuo Apollo.
.. Qualche traccia, ahimè, sopravviverti dell'antica nequizia,
quella che spinge l'uomo ad avventurarsi su Teti, a cingere
di mura le città, a straziare la terra coi solchi.
Vedremo un altro Tifi e a bordo di un'altra Argo una scelta
schiera di eroi; ci sarà una seconda guerra e un nuovo grande
Achille approderà a Troia.
- Al verso 6 Iam redit Virgo...compare la Vergine Astrea, figlia di Giove e Temis,
dea della giustizia, di cui dicevamo, e che fu poi senz'altro identificata con la costellazione
della Vergine.
- Il sole e la luna si trovano citati al verso 10 (casta, fave, Lucina : tuus regnat
Apollo: Diana, spesso identificata con la Luna (chissà perché, ma con tutta l'iconografia
relativa a Diana - Luna, qui mi viene in mente soprattutto la bellissima chiusa della Pastorale
di Beethoven nella interpretazione del disneyano Fantasia). Diana, si diceva, invocata
come dea delle partorienti e Apollo è il dio che presiede al passaggio da un'epoca all'altra,
in quanto, come dio solare per eccellenza, a lui spettava di effettuare la ekpurosiV, la
conflagrazione universale da cui doveva uscire rinnovato l'Universo, il che ci riporta
all'inquietante immagine di un mondo sconvolto da un'immane catastrofe prima che si affermi
un'era nuova. Ricordiamo anche come Tifi Odasio non esitasse a identificare i dui fratei
che l'un l'altro tien preso, dove del suo salir Apol si pente, appunto con Diana e Apollo.
- Il Leone appare, sia pure in contesto diversissimo, al verso 22 (nec magnos metuent armenta leones),
né manca il serpente (occidet et serpens), il Diavolo: il Cristo pone infatti fine al regno
del serpente.
- Le vestigia priscae fraudis: sembrano un accenno al peccato originale.
- Il fanciullo che sta per nascere rappresenta l'Umanità tutta al suo ricominciare. Ogni epoca
annunciata da Apollo inaugurata da Saturno e dalla vergine Astrea.
- Infine la nave degli Argonauti compare al verso 34 (Alter erit Tiphys, et altera quae
vehat Argo). Tifi era il pilota degli Argonauti, intrepidi scopritori di nuove terre, al punto
che in un celebre passo Seneca scriveva con penna misteriosamente profetica.
Verrà più tardi un tempo in cui l'Oceano
scioglierà le catene con cui imprigiona
il mondo e si aprirà una grande terra.
Tifi scoprirà nuovi mondi e Tule non
sarà più la terra più lontana.
Versi, questi ultimi, cari a Cristoforo Colombo che, letti in un periodo in cui arrivavano
notizie di nuove terre scoperte dai portoghesi e dagli spagnoli, potrebbero suggerire che
l'ispiratore del ciclo si rendesse conto di come un mondo, quello del medioevo, stesse finendo
e un altro si aprisse. Che questo dotto ispiratore sia stato il Marzio, non potrei affermarlo
senza qualche elemento preciso, ma va ricordato che nel capitolo XXV del De Doctrina promiscua
il passo delle bucoliche è citato a proposito del lento movimento dell'ottava sfera, con queste parole :
De hoc firmamenti motu, multis saeculis incognito, Vergilius in Bucolico loquitur : Magnus ab
integro saeclorum nascitur ordo. Marzio era affascinato dall'ipotesi di una salvezza dei pagani,
una delle accuse che lo avevano condotto nelle carceri dell'Inquisizione, e quindi un riferimento del
genere apparirebbe tutt'altro che fuori luogo.
E' poi curioso, diciamolo per gusto di divagazione, che un altro dotto contemporaneo, il Pulci,
anch'egli finito nei guai per le sue idee, nel canto XXV del Morgante Maggiore, pubblicato,
ricordiamolo, nel 1483, scrive (ponendo prudentemente queste parole sulla bocca del dotto diavolo
Astarotte) "Sappi che questa oppinione (ossia che non si possono varcare le colonne d'Ercole)
è vana, perché più oltre navicar si puote, ... E puossi andar giù nell'altro emisperio...e laggiù
son città, castella e imperio".
Il discorso di Astarotte si conclude con una nobile speranza di salvezza
per tutto il genere umano, in perfetta sintonia con le idee che avevano portato in carcere il Marzio.
Come potesse il Pulci, 11 anni prima della scoperta dell'America, immaginare di là dell'Oceano la presenza
di città e imperi, è un piccolo mistero nel grande mistero di viaggi precolombiani. Ma questa, come si dice,
è un'altra storia.
Tornando al tema da cui eravamo partiti, non dovrebbe suscitare sorpresa ritrovare in un affresco
di una città già potentemente investita dal vento rinnovatore dell'Umanesimo un richiamo a quella
specie di "Annunciazione pagana" quale fu interpretata la IV Ecloga delle Bucoliche di Virgilio.
Né sorprenderebbe ritrovare, dietro i misteriosi disegni del cielo stellato, la mente inquieta di
Galeotto Marzio, nativo di Narni, cittadino della nobile città di Montagnana.
|