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Innanzi tutto è opportuno chiarire il concetto di rocca, ben distinto da quello di castello.
Il castello infatti è un edificio fortificato, ma atto soprattutto ad essere abitato, vuoi da un
Signore, vuoi da un suo rappresentante. La Rocca nasce con una funzione unicamente militare,
mentre l'autorità cittadina risiede nel palazzo urbano.
A volere questa imponente e munitissima fortezza, che aveva lo scopo non solo di proteggere
uno degli ingressi, ma anche di costituire un baluardo estremo di resistenza, fu Francesco I
da Carrara, Signore di Padova. L'architetto fu un certo Franceschin de' Schici, di cui non
abbiamo altre notizie. I lavori durarono solo 28 mesi, dal 1360 al 1362.
La Rocca degli Alberi di Montagnana è costituita da tre edifici: l'Androne, il Torrione e
il Mastio. L' Androne è un lungo corridoio fortificato, che poteva essere facilmente sbarrato
ai due estremi e in due punti intermedi grazie ai ponti levatoi e alle saracinesche.
Ogni ridotto
difensivo poteva essere completamente isolato e tenuto sotto mira dalle posizioni superiori,
ed è questo il concetto che informa l'opera tutta: se una parte della Rocca va perduta, il
successo per il nemico è effimero, in quanto è isolato e bersagliato da punti più sicuri.
All'uscita della Porta degli Alberi si possono notare la scritta celebrativa della
costruzione e tre stemmi in pietra: il simbolo carrarese, il carro; la Croce Antoniana,
simbolo della città di Padova; l'arma personale di Francesco I da Carrara, e cioè un cimiero
con una testa di moro cornuta.
Il mastio, che è la parte più alta dell'edificio, era cieco fino al terzo piano, poiché la
parte inferiore era destinata a cantina e a segreta. Dal numero delle feritoie e dalle dimensioni
dei magazzini, si è calcolato che, nei momenti di crisi, la guarnigione ospitata poteva
raggiungere i cento elementi, con viveri per più di sei mesi.
Le mura duecentesche e la Rocca
La parte di mura che fiancheggia la Rocca è quella più antica, costruita dal Comune di Padova.
È quasi esclusivamente in mattoni, e non ci sono torri vere e proprie, ma solo due guardiole con merli
rialzati. Possiamo notare che in questo lato della cinta manca il camminamento: questo infatti era
costituito da tavolati in legno posti su travetti infissi orizzontalmente nel parapetto merlato.
Le mura erano continue e non esisteva la porta attuale.
Nel 1317 Cangrande della Scala, Signore di Verona, s'impadronì della città che per una ventina d'anni
fece parte del dominio Scaligero.
Per motivi strategici e per maggiore comodità, la guarnigione veronese fece aprire in questo
punto una seconda porta oltre a quella si S. Zeno, che si trova sul lato opposto.
Ritornata la città
in mano a Padova, si pose il problema di cosa fare di questa nuova apertura nella cinta muraria, e
fu deciso di costruire una bertesca di due piani, una struttura di legno che sporgeva anche sul lato
esterno.
Queste mura quindi rappresentano un compromesso fra le costruzioni in muratura e quelle totalmente
o parzialmente in legno.
Negli anni successivi, le nuove costruzioni militari si orientano prevalentemente sulla pietra, naturale
o cotta, anche perché cominciano ad essere adoperate con sempre maggiore frequenza le terribili armi a
proiettili incendiari, introdotte dall'oriente.
Si comprende quindi come una fortificazione anche parzialmente in legno presentassero rischi gravissimi.
Per questo motivo un secolo più tardi, la bertesca venne sostituita da una Rocca vera e propria.
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